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PROGETTO POLENTA BASTARDA: LA POLENTA DI CARAGLIO

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Progetto per  lo sviluppo, promozione, valorizzazione e tutela della sostenibile coltivazione del tipico mais caragliese.



Questo progetto nasce dal racconto di una vecchia leggenda Caragliese.
In tale storia viene citata una particolare farina di meliga composta dall’incrocio naturale di 5 varietà storiche di mais : Pignoletto, Marano, Nostrale dell’Isola, Ottofile e Bianco Perla .
Queste varietà , dopo anni di ricerca, sono state fortunatamente ritrovate.
Da quel momento (2013) ,in via sperimentale, si è cominciata la loro coltivazione mista per testare le qualità organolettiche della farina prodotta.
Si è , quindi, giunti alla conclusione che da questa peculiare farina si ottiene un’ottima polenta e fragranti biscotti dal gusto particolare.

Da qualche anno, grazie alla A.T. Pro Loco di Caraglio , da sempre sensibile alle tematiche di promozione e valorizzazione dei prodotti tipici storici del territorio caragliese, rievoca questa specialità impiegandola nella preparazione della leggendaria polenta nell’ambito della Fiera di Primavera.

Importante e seguitissimo appuntamento che si svolge , nella normalità , nel mese di Aprile, di ogni anno.
Lo scorso anno, 2019, oltre al sottoscritto, 3 aziende agricole caragliesi :
Giordanengo Gabriella – Vallera sottana ;
Molineri Liliana – Rittanolo;
Nadia Marchió – Vallera;
hanno incominciato a coltivare questa tipicità .
E 3 botteghe caragliesi la propongono :
- Macelleria Serra – Via Roma, 48 ;
- Panetteria-pasticceria Milone – via Cesare Battisti,7
- Alimentari Cit ma Bun – piazza Cavour 14.

È stata creata una pagina facebook (@polentabastardadicaraglio) che narrerà il cammino di questo ambizioso progetto.

Articolo scritto da Lucio Alciati

PESCHE DEL PIEMONTE AL MOSCATO

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Le pesche al Moscato sono un'altra ricetta tipica della cucina piemontese. In particolare si possono realizzare con una specialità del Piemonte come le pesche di Volpedo, località di pianura vicino ad Alessandria, in questa ricetta si abbina ad un'altra specialità piemontese come il Moscato D'Asti.

La pesca di Volpedo si sviluppò intorno al 1920 a Volpeglino, un piccolo comune del territorio, grazie a una felice intuizione del Cav. Guidobono che propose un’alternativa alla viticoltura dopo che la fillossera aveva distrutto, negli anni Venti, gran parte della viticoltura locale. Vengono raccolte quando sono il più vicino possibile alla maturazione: la permanenza prolungata sulle piante ne esalta il colore e il profumo. Nel 1999, la pesca viene inserita tra i prodotti agroalimentare Tradizionali (P.A.T.,) per il suo sapore delicato e particolare







INGREDIENTI:


1 kg di pesche
200 gr di zucchero semolato
2 bicchieri di Moscato d’Asti
scorza d'arancia
15 gr di gelatina


PREPARAZIONE DELLA RICETTA:

In una casseruola mettere la scorza d'arancia, lo zucchero e 3 bicchieri d'acqua, mettere sul fuoco e far bollire mescolando continuamente. Quando lo zucchero sarà completamente sciolto la sciare raffreddare.



Rimuovere la scorza d'arancio dallo sciroppo e versarne mezzo bicchiere in un pentolino. Unire la gelatina e lasciarla ammorbidire. Lasciare sul fuoco fino al completo scioglimento della gelatina.

Lasciare raffreddare ed unirvi lo sciroppo rimanente, aggiungere il vino Moscato.

Puoi anche leggere questa ricetta: http://cucinapiemontese.blogspot.it/2015/04/persi-pien.html


Sul fondo di uno stampo da plumcake versare uno strato di gelatina e lasciarlo indurire in frigo. Se utilizzate lo stesso procedimento in stampi singoli monodose avrete meno problemi a tagliare il dolce.

Lavare e pelare le pesche, tagliarle a fette. Foderare lo stampo co le fette di pesca e ricoprire con altra gelatina.
Rimettere in frigorifero per qualche minuto. Ripetere l'operazione formando più strati e terminando con la gelatina per proteggere la frutta e renderla lucida.

Potrebbe interessarti anche leggere: http://cucinapiemontese.blogspot.it/2013/09/pesche-agli-amaretti-e-cioccolato.html

Lasciare riposare le pesche del Piemonte al Moscato per alcune ore in frigorifero.

Sformare le pesce del Piemonte al Moscato nel piatto da portata, lasciare intiepidire a temperatura ambiente e servire accompagnando con gelato o con dello zabaione al Moscato.


DENOMINAZIONI PRODOTTI ALIMENTARI DOP,IGP,PAT

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Scrivo questo posto perché in Piemonte abbiamo tantissimi prodotti alimentari di qualità che poche volte la gente riconosce. Spesso si trovano sigle sulle etichette di difficile comprensione come DOP, IGP o PAT.



Spero quindi di riuscire a dare qualche informazione in più per aiutare le persone a comprendere e ad apprezzare meglio la qualità dei prodotti tipici piemontesi.

Dal 1992 l'Unione Europea ha creato i marchi di qualità per codificare e certificare i prodotti alimentari. I marchi di qualità dei cibi vengono rilasciati da enti riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole per garantire il consumatore sulla provenienza e sull'originalità dei processi produttivi secondo le tipicità territoriali.



Ecco i tre marchi principali:

- D.O.P. : denominazione di origine protetta, le qualità e le caratteristiche dei prodotti DOP dipendono essenzialmente o esclusivamente dall'ambiente geografico comprensivo di fattori naturali e umani.
I prodotti DOP del Piemonte sono tutti formaggi:
  • BRA 
  • CASTELMAGNO 
  • MURAZZANO 
  • ROBIOLA DI ROCCAVERANO 
  • TOMA PIEMONTESE 



- I.G.P. : Il termine indicazione geografica protetta è relativo al nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese. la produzione , la trasformazione l' elaborazione dei prodotti I.G.P. possono avvenire solo in quest'area geografica determinata e definita. La qualità o un’altra caratteristica può essere attribuita all'origine geografica. Un esempio classico di questa categoria è la nocciola del Piemonte.

- P.A.T. : I PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) sono una recente categoria nata nel 1999.
La tradizionalità, che rappresenta la caratteristica saliente di questo tipo di prodotti, deve essere consolidata nel tempo. Occorre, infatti, dimostrare che da almeno 25 anni la fabbricazione avviene in maniera omogenea e seguendo regole costanti.
Anche i prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) hanno raddoppiato la loro consistenza passando da 162 a 320. Un esempio di prodotto PAT è la pera Madernassa del Cuneese che è in attesa anche del marchio IGP.

SEMIFREDDO ALLE NOCCIOLE PIEMONTE

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Il semifreddo alle nocciole Piemonte è un dolce goloso, preparato con ingredienti tipici piemontesi come le nocciole e lo zabaione.


                                                           


INGREDIENTI PER 10 PERSONE


Panna fresca 500 g
nocciole tostate 100 g
cioccolato fondente 80 g

Per lo zabaione 100 g di zabaione al Marsala Dolcepiemonte


Oppure per preparare lo zabaione potete seguire la nostra ricetta a questo link: http://cucinapiemontese.blogspot.it/2008/03/zabaione.html 


                                                 

PROCEDIMENTO

Preparare lo zabaione usando la nostra ricetta di cucina piemontese http://cucinapiemontese.blogspot.it/2008/03/zabaione.html .

Montare la panna e unirla allo zabaione già freddo.

Tagliare il cioccolato a piccoli pezzetti.

Foderare uno stampo da plum-cake con la pellicola trasparente e inizia a comporre gli strati: prima le nocciole tritate poi il cioccolato poi la crema fino ad esaurire tutti gli ingredienti (cercare di ottenere almeno tre strati per ogni ingrediente.

Mettere il semifreddo alle nocciole in freezer per almeno sei ore. In un piccolo pentolino a fuoco basso unire l'acqua con il cacao e mescolare, unire piano lo zucchero.
Lasciare sul fuoco per circa 10 minuti fino ad ottenere una crema densa.

Riporre la salsa al cacao in frigorifero.

Sformare il semifreddo alle nocciole con l'aiuto della pellicola e servire tagliato a fette e guarnito con la crema al cioccolato.

Con l'aiuto dello zabaione al Marsala di Dolcepiemonte la preparazione del semifreddo alle nocciole diventa molto più veloce.

Noci, nocciole e mandorle per la salute

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La nocciola gentile delle Langhe è uno dei più famosi prodotti tipici piemontesi. Ma anche le noci e le mandorle vengono coltivate in Piemonte ed entrano nella preparazione di molte ricette tradizionali come la bagna caoda con l'olio di noci o il risotto al castelmagno e noci.



Ma oltre ad essere un prodotto tipico e ad essere buone, sempre di più viene provato il loro effetto benefico sulla salute. Una nuova ricerca pubblicata sull'European Journal of Nutrition e su Metabolism ha messo in luce dei risultati che già si sospettavano: le noci, le nocciole e le mandorle fanno bene alla salute e non fanno ingrassare.

La capacità di ridurre l'ingrassamento deriverebbe secondo gli scienziati dall'azione antinfiammatoria di noci, nocciole e mandorle.

In particolare la ricerca, condotta su un gruppo di diabetici sovrappeso , ha evidenziato grandi benefici sul livello di glicemia, sulla massa grassa, una riduzione del bisogno di insulina e la riduzione di citochine infiammatorie (per esempio il BAFF) responsabili dei segnali che facilitano l'obesità.



Il panel ha coinvolto persone dell'estremo oriente a cui sono state somministrate noci, nocciole e mandorle per il 20% della loro dieta. Per 4 settimane sono state date loro 50 grammi di questa frutta secca non come fine pasto ma integrate nel pasto.

In un altro studio alcuni ricercatori dell'Universita' di Harvard hanno studiato il consumo di noci e nocciole di piu' di 170.000 statunitensi e hanno dimostrato come mangiare una porzione di noci o nocciole almeno una volta al giorno si associ ad una riduzione della mortalita' del 20% circa, rispetto a chi non ne mangia mai.

E' stato osservato come questa frutta secca abbiamo un effetto protettivo sui tumori, le malattie cardiovascolari e le malattie neurodegenerative.

Gli stessi studiosi hanno confermato che anche secondo loro noci, nocciole e mandorle non facciano ingrassare perché il loro consumo sarebbe associato ad un aumento di peso minore rispetto a chi non ne consuma.

Per approfondire le conclusioni di questo studio sulle noci, nocciole e mandorle vi consigliamo di visitare direttamente la pagina ufficiale dello studio del Dr. Bao che trovate a questo link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24256379 (in inglese)

Quindi è importante consumare noci, nocciole e mandorle all'interno di una dieta equilibrata, perchè è verosimile che questi frutti svolgano un effetto anticarcinogenico, cardioprotettivo, anti-infiammatorio ed anti-ossidante prodotto da alcuni dei loro nutrienti come gli acidi grassi insaturi, le proteine ad alta qualita', le fibre, le vitamine ed i minerali.

Per questo vi consigliamo di provare le noci, nocciole e mandorle al miele di Dolcepiemonte perchè sono buone, già pronte e fanno bene alla salute.

GRISSINI

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I grissini sono una delle specialità più famose di Torino e della cucina piemontese,oggi i grissini sono diffusi e prodotti in molte parti d'Italia e sono conditi e arricchiti con molti altri ingredienti come semi di sesamo, noci, olive, ecc... ecco la ricetta tradizionale dei grissini:



INGREDIENTI:
- farina 500 gr
- lievito di birra 15 gr
- sale
- burro per la teglia

PROCEDIMENTO:
Sciogliere il lievito di birra in una scodella con dell'acqua tiepida. Impastare il lievito con 50 gr di farina e lasciare riposare coperto da uno straccio per 30\40 minuti a temperatura ambiente.

Disporre la farina a corona sul tavolo, aggiungere un pizzico di sale e impastare con dell'acqua fino ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo.

Aggiungere il panetto con il lievito e impastare bene.

Lasciare riposare l'impasto dei grissini in un luogo tiepido per almeno 1 ora.

Quindi tagliare dei rotolini dall'impasto, facendoli rotolare sul tavolo allungateli fino ad ottenere la classica forma "stirata" dei grissini.

Disponete i grissini in una teglia da forno e lasciate nuovamente riposare per c.a. 1 ora quindi infornate per 5 minuti a 220°C.





Le ricette tipiche della cucina piemontese, la storia e le tradizioni le trovate su http://cucinapiemontese.blogspot.it/

NOCCIOLINI DI CHIVASSO

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I nocciolini di Chivasso sono dei piccoli biscottini tipici della cucina piemontese. I Nocciolini di Chivasso nascono ai primi dell'ottocento grazie ad un pasticcere della cittadina in provincia di Torino. Una ricetta semplice ma un successo internazionale per i Nocciolini che nel 1900 vennero presentati all'Esposizione Universale di Parigi.

Come molte ricette della pasticceria tipica piemontese anche la ricetta dei nocciolini di Chivasso è custodita con gelosia dai pasticceri chivassesi ma questa si avvicina molto a quella originale.

INGREDIENTI PER 300 gr DI NOCCIOLINI:
- Nocciole Piemonte igp sgusciate 80 gr
- Albumi d'uovo n 2
- Zucchero 200 gr

PROCEDIMENTO
Tostare le nocciole nel forno a 160°C quando la pelle esterna inizierà a screpolarsi toglierle dal forno e sfregarle con le mani.

Tritare le nocciole dentro un panno con il mattarello o con il batticarne, quindi unirle allo zucchero e passarle al mixer facendo molta attenzione a non facendo uscire l'olio.

Montare gli albumi a neve ben ferma e unire le nocciole e lo zucchero mescolando molto delicatamente.

Riscaldare il forno a 130-150°C mettete ilk composto in un sac a poche e dosate delle palline su un foglio di carta da forno e infornate subito per 30 minuti circa o comunque quando i nocciolini di Chivasso saranno dorati.

LA CUCINA PIEMONTESE ALLA CONQUISTA DELLA GERMANIA

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La cucina piemontese può rappresentare un veicolo importante per le aziende alimentari piemontesi, riporto un bell'articolo tratto dal sito http://www.9colonne.it che spiega come nei primi giorni di luglio la cucina piemontese sarà protagonista a Monaco di Baviera, in Germania.


La cucina piemontese alla conquista dei bavaresi

MONACO DI BAVIERA
(25 giu) Cioccolato, insaccati, riso, pasta ripiena, sottoli, funghi e conserve: la cucina Piemontese vola con le sue specialità alla conquista della Germania. Dal primo al 28 luglio il Piemonte sarà, infatti, protagonista a Monaco di Baviera nei sei punti vendita Käfer, rivenditore specializzato in prodotti alimentari di alta qualità e punto di riferimento per i veri gourmet. La rinomata ditta tedesca ha selezionato 13 aziende piemontesi, tra circa 60 candidate, che proporranno le proprie specialità gastronomiche. L’iniziativa è coordinata dal Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceipiemonte) su incarico di Unioncamere Piemonte. “Ogni anno viene data la possibilità a una regione di mettere in mostra i propri prodotti da Käfer, uno dei più quotati nomi di alimentari di alta gamma in Germania. Il Piemonte quest’anno coglie l’opportunità con l’obiettivo di inserirsi stabilmente tra i fornitori dell’esclusiva ditta tedesca – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte - azioni analoghe fatte in precedenza con Toscana e Puglia hanno consentito ad alcune aziende di instaurare rapporti duraturi. C ontiamo quindi che le nostre imprese riescano a far breccia nel cuore dei bavaresi”. “Käfer ha scelto prodotti ricercati che non si trovano in altri punti vendita, con questa logica ha prediletto imprese artigiane, che non sono presenti nei mercati esteri - aggiunge Giuseppe Donato, presidente di Ceipiemonte – e quando ha selezionato aziende che lavorano già sul mercato tedesco, ha optato per prodotti che di solito non sono presenti in Germania. Una linea inoltre, Feel Italian, è stata scelta per il target altissimo che ha, caratterizzato anche da packaging raffinati”.  Con l’obiettivo di utilizzare l’enogastronomia anche come leva di attrazione turistica, nei punti vendita saranno, inoltre, disponibili informazioni sul Piemonte con proposte di itinerari alla scoperta del territorio in auto, moto o altri mezzi. (Gil)

COMMERCIO ESTERO, COLDIRETTI: L’AGROALIMENTARE CRESCE
Le esportazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy sono aumentate ad un tasso del 6 per cento che è pari a più del triplo rispetto alla media dell’1,7 per cento dell’intero export nazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero a marzo per i settori agricolo e alimentare. “Le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore più rappresentativo dell’economia reale dimostrano che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l'identità, la cultura e il cibo” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “l’agroalimentare e una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo". I risultati del marzo 2012 - conclude la Coldiretti - confermano l’andamento positivo dello scorso anno, quando è stato superato il valore record di 30 miliardi per l’export agroalimentare.

(© 9Colonne - citare la fonte)

BRASATO AL BAROLO

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Il brasato al Barolo è una delle ricette più tipiche della cucina piemontese. Il re dei vini del Piemonte, il Barolo, regala a questo piatto tutti i profumi e i sapori della terra.




Ingredienti:

800 g di carne di vitello
50 g di burro
brandy
1 bottiglia di Barolo
carote
sedano
cipolla
rosmarino
aglio
alloro

chiodi di garofano
bacche di ginepro

PREPARAZIONE


Macerare la carne in un ampio recipiente coprendola completamente con il vino le varie spezie tagliate in piccole parti (carote, sedano, cipolla, rosmarino, aglio, alloro), lasciare riposare la carne per 24-36 ore non in frigorifero ne in luoghi caldi;
Mettere la carne in una pentola e farla rosolore bene da tutte le parti, bagnare con mezzo bicchiere di brandy attendere che evapori completamente. 

Versare il vino con le spezie e le verdure, cuocere il brasato al Barolo per almeno 40-50 minuti girandolo di tanto in tanto.

MERCATINI DEI PRODOTTI TIPICI PIEMONTESI

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Il 5 dicembre a Torino in P.zza Carlo Alberto si terrà l'evento finale dei mercatini della filiera corta, ovvero si potranno trovare i prodotti tipici del Piemonte venduti direttamente dai produttori.


L'evento denominato “Dal Campo alla Tavola” sarà la conclusione di un insieme di appuntamenti che hanno visto i prodotti tipici piemontesi protagonisti dall'11 aprile di quest'anno a Torino.


Sul sito ufficiale della manifestazione si legge: "
Da chi produce a chi consuma. Senza intermediazioni! Consumatori e produttori insieme per abbattere tutti i passaggi dei prodotti dal campo alla tavola per offrire ai consumatori qualità al giusto prezzo e nel rispetto dell’ambiente."



Per maggiori informazioni http://www.mdc.it/it/filieracortapiemonte/filieracortapiemonte.html

CARDO GOBBO

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 Il Cardo Gobbo di Nizza Monferrato, prodotto tipico del Piemonte, prende il nome caratteristico di "gobbo" grazie alla tipologia della coltivazione.









Nelle campagne di Nizza Monferrato, in Piemonte, per proteggerlo dal freddo dell'inverno viene parzialmente sotterrato (come si vede nella foto).


La pianta per cercare la luce si piega verso l'alto assumendo la forma gobba caratteristica.
Oltre a permettere alla pianta di resistere ai rigidi inverni piemontesi, questo tipo di coltura rende il gambo BIANCO e più TENERO.

Il Cardo, soprattutto il Gobbo del Piemonte, è un ingrediente fondamentale e tipico della Bagna Cauda Piemontese.

In un'altra zona del Piemonte invece, la pianura saluzzese, il cardo viene viene racchiuso in spessi fogli di carta legati in modo molto stretto. In questo modo il cardo cresce dritto, bianco e tenero.

Il cardo gobbo di Nizza è inserito nell'elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani dalla regione Piemonte.

CASTAGNA

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La castagna un tempo veniva anche chiamata "il pane dei poveri" e rappresentava un alimento importante per le popolazioni delle vallate alpine piemontesi.
La coltivazione dei castagni per ottenere il celebre frutto si è sviluppata soprattutto nelle prealpi del cuneese


 "I primi riferimenti alla coltura del castagno nella provincia di Cuneo risalgono verso la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. A partire dal XIV secolo i documenti si fanno sempre più precisi e numerosi sono i riferimenti negli statuti comunali di castagneti tutelati.
La coltura del castagno si è sviluppata fino ai primi decenni del XX secolo: agli inizi del ‘900 si producevano in Piemonte 550.000 quintali di castagne di cui 350.000 in provincia di Cuneo. Dal dopoguerra fino agli anni ’70, si è assistito ad una sensibile riduzione della produzione di castagne dovuta principalmente all’esodo della popolazione delle vallate alpine e collinari verso le grandi città o all’estero. La produzione annua negli anni ’70 si era attestata, in Piemonte, intorno ai 100.000 quintali, di cui 65.000 in Provincia di Cuneo.
"
tratto da: B.U.R. Piemonte, Supplemento al numero 23 - 6 giugno 2002

Oggi nelle vallate alpine si sta tentando di rilanciare la castagna con importanti iniziative soprattutto a livello di istituzioni locali.

Oltre alla tradizionale "brusatà" o caldarroste, le castagne cotte sul fuoco con la particolare padella forata, sono migliai le ricette in cui viene impiegata la castagna. La preparazione più nobile e famosa è sicuramente quella dei maron glacè, ma anche il montblanc, il risotto alle castagne, ecc...

MUSTARDELA

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La "Mustardela" è un salume tipico della Val Pellice.

La ricetta della Mustardela deriva dalla tradizione contadina e dalla famosa frase: " del maiale non si butta via niente"

Quando il maiale viene macellato se ne raccoglie il sangue che verrà poi aggiunto alla testa, alla cotenna, alle orecchie, lingua, polmoni e rognoni precedentemente lessati e tritati. Quindi il composto viene insaccato nel budello e lessato.

Con la diffusione dei macelli industriali diventa sempre più difficile per i produttori trovare il sangue del maiale che viene eliminato al momento della macellazione. Per questo motivo la produzione della "Mustardela" è molto limitata e si può trovare solo in alcune macellerie specializzate della Val Pellice e del Pinerolese in provincia di Torino.

La "Mustardela" è uno dei Presidi della Provincia di Torino di Slow Food .

Prodotti tipici della cucina tradizionale piemontese.

BERGNA

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La "bergna" è un prodotto tipico del biellese.
E' carne di pecora essiccata e salata. Il nome curioso deriva probabilmente dal latino "pernia" che significa coscia.

La tradizione vuole che la carne di questo prodotto tipico biellese venisse essicata al sole, ma soprattutto nei periodi freddi poteva essere essiccata vicino al camino in questo caso veniva anche affumicata.

Questo sistema per conservare la carne di pecora veniva usato in passato dai pastori specialmente durante gli alpeggi e solitamente venivano utilizzate le carni di animali morti per incidenti. Per questo motivo viene anche chiamato il prosciutto dei pastori.

Prodotti tipici piemontesi.

SALAME DELLA DUJA

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Il salame della duja ( " salam d'la duja " in piemontese)  è un prodotto tipico delle zone del vercellese e del novarese.
E' un salame conservato sotto strutto che permette di mantenerlo morbido per periodi anche di un anno e gli da un caratteristico sapore piccante. Il nome deriva dal particolare contenitore utilizzato in passato per la sua stagionatura.

Il salame d'la duja è un ingrediente della ricetta della panissa, piatto tipico del vercellese.

GORGONZOLA

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Il gorgonzola è un formaggio di latte vaccino a pasta cruda, erborinato. Le caratteristiche macchie verdi sono dovute proprio alle muffe che contraddistinguono questo formaggio.

Secondo la tradizione il gorgonzola prende il nome dall'omonima cittadina lombarda in cui sembra venisse prodotto già dall'anno 879 d.c.

Dal 1996 il gorgonzola è entrato ufficialmente nella lista dei prodotti D.O.P. (denominazione di origine protetta) stilata dall'Unione Europea.

Anche se il gorgonzola nasce in Lombardia e continua a essere prodotto in quella zona, la capitale del gorgonzola è diventata Novara.  La città piemontese si caratterizza infatti per un grande distretto produttivo di questo formaggio.

Il disciplinare ne prevede poi la produzione in altre zone del Piemonte: Vercelli, Cuneo, Biella, Verbania e Casale Monferrato. Il gorgonzola è quindi un formaggio tipico ormai anche del Piemonte.

Il gorgonzola può essere dolce o piccante.

Per maggiori informazioni sul gorgonzola si può consultare il sito del consorzio: http://www.gorgonzola.com/default.asp

CRUDO DI CUNEO

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Dal dicembre 2009 il prosciutto crudo di Cuneo ha ottenuto l'iscrizione al registro della denominazione di origine protetta dell'Unione Europea.

Il "Crudo di Cuneo" deve essere prodotto da suini di almeno 8 mesi. E' prevista una stagionatura di almeno 10 mesi dall'inizio della lavorazione e il peso finale si aggira intorno ai 7\10 kg a stagionatura ultimata.

La lavorazione del "Crudo di Cuneo" avviene attraverso una salatura a secco con sale essiccato che può contenere pepe e aceto in piccole quantità. Dopo un periodo di 50 giorni il  "Crudo di Cuneo" viene lavato e stagionato.

La zona di produzione oltre ovviamente a tutta la provincia di Cuneo comprende anche alcune parti delle provincie di Torino e Asti.

Il Piemonte è la terza regione in Italia per la produzione di suini. Nonostante questo una gran parte della produzione viene esportata altrove come in Emilia Romagna per le produzioni tipiche di quelle regioni. Questo riconoscimento della DOP per il "Crudo di Cuneo" può essere l'occasione per valorizzare le lavorazioni agroalimentari tipiche del Piemonte.

SALSICCIA DI RISO

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La salsiccia di riso è un prodotto tipico del biellese e del vercellese. Il procedimento di preparazione di questo salume è lo stesso di normali salsicce a cui viene aggiunto il riso, alimento tipico della pianura piemontese, la ricetta originale prevede poi di impastare con cotiche,sangue di maiale, vino, succo d'aglio e sale.
In passato veniva chiamato il salame dei poveri perchè la carne, molto costosa, veniva "tagliata" con il riso.

La salsiccia di riso viene poi fatta asciugare al fuoco di legno di ginepro e conservate nelle doje sotto grasso di maiale. Si mangiano lesse.


Italia, Piemonte

GRISSINO TORINESE

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Uno dei simboli della cucina Piemontese e sopratutto di Torino è il GRISSINO. Il grissino è anche uno dei più famosi prodotti della cucina piemontese all'estero.

La sua origine sembra merito di Vittorio Amedeo II di Savoia, o meglio del suo dottore.
Per dare al giovane componente della famiglia Savoia, che riusciva con difficoltà a digerire la mollica del pane, il medico intorno al 1675 fornì le indicazioni ad Antonio Bruero fornaio di Lanzo Torinese per produrre il grissino.


I grissini ebbero una veloce diffusione sia in Piemonte che nel resto del paese grazie alla digeribilità e alla facilità di conservazione.

Anche Napoleone adorava i grissini del Piemonte e li chiamava "petites batons de Turin" e sembra se li facesse spedire direttamente da Torino a Parigi.

Il nome deriva da quello della "ghersa", il classico pane piemontese, di forma allungata.

La forma di grissino più antica e tradizionale è indubbiamente il rubatà o robatà (la pronuncia è comunque "rubatà", che in piemontese significa "rotolato") di lunghezza variabile dai 40 agli 80 cm, facilmente riconoscibile per le caratteristica nodosità, dovuta alla lavorazione a mano. Il rubatà di Chieri è incluso nella lista prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Sono allo steso modo considerate zone di produzione classica del Rubatà, il Torinese, la zona di Andezeno e il Monregalese.

L'unica altra forma di grissino tradizionale e tutelata è il Grissino Stirato. Di invenzione più recente rispetto al rubatà, si distingue da questi in quanto la pasta, invece che essere lavorata per arrotolamento, viene allungata tendendola dai lembi per la lunghezza delle braccia del panificatore, il che conferisce maggiore friabilità al prodotto finale. Soprattutto questo tipo di lavorazione permise la produzione meccanizzata già a partire dal XVIII secolo.

Il grissino è l'ingrediente principale della ZUPPA DEI VALDESI, piatto tipico della val Germanasca e delle alpi occidentali.

Piemonte, Torino, Italy

PLIN

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I PLIN sono un prodotto tipico della cucina piemontese, soprattutto del cuneese e del Piemonte occidentale. 
In dialetto piemontese il plin è il pizzicotto, da questo termine deriva il nome di questa pasta all'uovo ripiena di carne arrosto, il plin è il pizzicotto che viene dato alla pasta.

I Plin vengono cotti in acqua bollente e saltati con burro e salvia oppure sugo d'arrosto.


Ma per apprezzarne completamente il gusto, una tradizione vuole che si gustino su di un tovagliolo senza nessun condimento. Durante la manifestazione del Gustadom ad Asti si possono assaggiare gli agnolotti gobbi serviti in questo modo.


LA RICETTA DEI PLIN

INGREDIENTI PER 6 PERSONE
Per la pasta dei plin

500 g farina di frumento
5 uova intere
olio extravergine di oliva
sale

Per il ripieno dei plin

300 gr arrosto di vitello
300 gr arrosto di maiale (coscia)
200 gr carne di coniglio
300 gr di spinaci
3 uova intere
200 gr di parmigiano reggiano
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
1 bicchiere di vino bianco secco
brodo
olio extravergine di oliva
burro
rosmarino
sale
pepe

PREPARAZIONE
Rosolare sedano, carote e cipolle, aggiungere le carni tagliate a piccoli tocchetti, l’aglio, il rosmarino, sale e pepe.
Bagnare con il vino bianco e lasciare evaporare. Cuocere le carni coprendo con un coperchio aggiungendo se serve del brodo. Una volta cotte e raffreddate, tritarle finemente, aggiungere gli spinaci lessati e strizzati, il parmigiano .
Amalgamare bene con le uova, aggiustare di sale e pepe e mettere da parte.
Preparare la sfoglia con farina e uova, tirarla finemente e preparare delle strisce. Posizionare il ripieno a palline della dimensione di una nocciola. Ripiegare la pasta a coprire il ripieno, rifilarla con la rotella tagliapasta e sigillare gli spazi tra i ripieni dei plin con il classico pizzicotto. Separare infine gli agnolotti con la rotella.
Cuocere in abbondante acqua salata per 3 o 4 minuti e servirli con il condimento desiderato.